ALL’OMBRA DI VICTOR
Nel 1971, Sarah – studentessa di lettere – incontra Victor – aspirante scrittore. Quarantacinque anni dopo, la Sarah settantenne accetta di raccontare a un giornalista la storia della vita al fianco (e all’ombra) del defunto Victor – divenuto, nel frattempo, scrittore di successo in Francia e nel resto del mondo.
Costruito su due livelli narrativi distinti, “Un Amore Sopra le Righe” (2017), di e con Nicolas Bedos, racconta il matrimonio tra la pacata Sarah e il nevrotico Victor – i signori Adelman del titolo francese originale (“Mr & Mme Adelman”, n.d.r.). Possiamo dire, nel senso più immediato del termine, che si tratti di una commedia, dove si ride e ci si diverte. Se la intendiamo, invece, nel suo significato tradizionale, proprio una commedia non è. Perché, di fatto, l’apparente positività del finale maschera una drammaticità di fondo, più forte della semplice malinconia romantica.
Allo stesso modo, la costante derisione delle esagerazioni dei personaggi – Victor e Sarah, in primo luogo – allontana il film, di molto, da quel genere preciso, in senso vero e proprio. In certi momenti, dubitiamo e pensiamo che possa essere, invece, un dramma ad essere narrato. Eppure, la contrapposizione con scene comiche, al limite del grottesco, non fa che rendere la narrazione incoerente; soprattutto, in quegli atti della storia dedicati all’amarezza di un matrimonio infelice e di una vita tanto patinata quanto, in sostanza, insoddisfacente. Questo è, forse, il maggiore difetto della pellicola; che, per il resto, non soffre di evidenti pecche.
“Un Amore Sopra le Righe” nasce – per ammissione di Bedos e della co-sceneggiatrice e interprete Doria Tillier – dagli esperimenti d’improvvisazione dei suoi due autori. La misteriosa Sarah racchiude in sé stessa tutti i personaggi creati dalla Tillier, riproposti, nel film – attraverso l’espediente dell’ambientazione in epoche diverse – al fine di giustificare e connettere i cambiamenti – talvolta, radicali e, in altri casi, impercettibili – della sua persona.
Alla stessa maniera, l’egocentrico Victor dei primi anni si trasforma in un personaggio quasi tragico, un omuncolo che ritrova – grazie ad un paio di scene finali – un’agrodolce redenzione e per cui proviamo, però, più pietà che affetto. E, in qualche modo, anche una punta di invidia per aver conquistato Sarah; pur non meritando il livello di devozione che lei gli dimostra.
Non c’è una sola sequenza in cui la sceneggiatura non raggiunga la soglia del politicamente scorretto – in alcuni casi, superandola – in cui nessuno viene risparmiato; a partire dalle stesse categorie di persone che sono rappresentate dai due protagonisti. In alcuni tratti, l’umorismo acquisisce una cupezza tanto inaspettata da risultare immediatamente sgradita, alla sua comparsa; intaccando, talvolta, la sospensione dell’incredulità dello spettatore e rendendolo conscio della finzione mostrata sullo schermo. Eppure, giunti alla fine, l’odio per i due protagonisti lascia spazio alla commozione per l’intensità dei loro sentimenti; sebbene, più per il palese e reale affetto tra Bedos e Tillier che per indiscutibili pregi della sceneggiatura.
Nicolas e Doria funzionano davvero come coppia. Nonostante alcuni momenti meno incisivi, infatti, il plot scorre, comunque, senza trascinarsi; proprio per il loro carisma e per la veridicità di quel rapporto, che nemmeno il trucco e gli abiti di scena possono mascherare. La follia e l’eccesso dei due personaggi – e il conseguente divertimento per lo spettatore – si mantengono anche quando il trascorrere degli anni comporta l’evoluzione delle personalità di Victor e Sarah.
Se, alla base, Victor rimane egocentrico e nevrotico tanto quanto Sarah affettuosa e instabile, lo sviluppo della loro storia – su un periodo che copre mezzo secolo – consente di seguirli nei loro cambiamenti e di percepire la trasformazione dei loro rispettivi caratteri. La loro è una formula che funziona a ragion del tipo di collaborazione che li caratterizza nella vita reale. Certo, annunciare la coppia Bedos-Tillier come una nuova frontiera del cinema francese sarebbe senza dubbio eccessivo. Tuttavia, all’indomani di questa pellicola, si può immaginare che i due ne emergeranno come una voce quantomeno originale.
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