A poche ore dagli Oscar 2019, vi presentiamo l'elenco completo della nomination e le nostre previsioni sui possibili vincitori della 91. Edizione.
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GOLDEN GLOBES 2019: “BOHEMIAN RHAPSODY” e “GREEN BOOK” vincono la 76. Edizione

“Il potere del cinema e dei film è quello di avvicinare le persone. Freddie Mercury e i Queen hanno fatto lo stesso con la loro musica. Ciò che volevo era portare sullo schermo quella stessa magia.”
Graham King, “BOHEMIAN RHAPSODY” – MIGLIOR FILM – DRAMMA
La cerimonia dei Golden Globes 2019 si è svolta domenica a Beverly Hills, in California, con la conduzione di Andy Samberg e Sandra Oh – in doppia veste di host e premiata, per la serie “Killing Eve” – e, in termini di vincitori, è stata tra le più sorprendenti del nuovo millennio.
“Mio figlio si sente rappresentato dal film a cui ho preso parte. Tutto ciò che produrrò nei prossimi due anni sarà al 50% fatto da donne. Voglio sfidare chiunque si trovi in una posizione di potere.“
Regina King, “SE LA STRADA POTESSE PARLARE” – MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Anche in questa 76. Edizione, le prestigiose statuette sono state, ovviamente, assegnate dalla Hollywood Foreign Press Association – l’organizzazione di giornalisti che rappresentano l’industria cinematografica statunitense all’estero – ma le scelte compiute sono sembrate a dir poco contraddittorie; in quanto hanno incontrato più il gusto del pubblico che quello della critica.
GUERRA DI PASSIONE: “COLD WAR”, di Pawel Pawlikowski
Una storia d’amore impossibile e intermittente – tra un musicista e una giovane cantante – ambientata in Europa dell’Est, Yugoslavia e Parigi, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda.
C’è un evidente omaggio al cinema italiano in “Cold War” (2018), sesto lungometraggio di Pawel Pawlikowski – vincitore per la Miglior Regia al Festival di Cannes 2018 e candidato per la Polonia agli Oscar 2019 – ispirato e dedicato alla vita dei suoi genitori.
Il cineasta polacco dirige un melodramma che guarda, direttamente, a Michelangelo Antonioni e a “L’Eclisse” (1962), sia dal punto di vista contenutistico, per certi aspetti; ma, soprattutto, da quello formale. La citazione palese è proprio il nome del locale in cui si esibiscono i due efficaci protagonisti, Joanna Kulig e Tomasz Kot – che ricordano, per fisionomia e aspetto, Monica Vitti e Alain Delon – e anche la scelta di utilizzare il bianco e nero non pare, poi, così casuale.